Una bicicletta e un carretto

Ogni storia ha un suo eroe, quella che vi raccontiamo ne ha ben due.

Due Giovanni.

Giovanni S. e Giovanni C..

Due giovani.

Giovani di altri tempi, che studiavano poco non per mancanza di voglia ma perché bisognava guadagnarsi il pane per vivere.

Due garzoni.

Uno in una valle dalla vegetazione rigogliosa, tra le prealpi bergamasche, l’altro in pianura, in un territorio irrigato da tanti fiumi e torrentelli, vicino al capoluogo sabaudo.

Conoscono la fatica del lavoro fin da ragazzini, uno in un negozio di stoffe e l’altro in una falegnameria.

Due sognatori:

“Un giorno anche io avrò un’attività come questa!”
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Arriva la prima guerra mondiale e Giovanni S. viene chiamato alle armi.

Torna a casa sano e salvo (cosa rara di quei tempi) e decide di raggiungere un fratello in Belgio in sella alla sua bicicletta.
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Alla frontiera con la Francia non transigono: “Tu puoi passare! La bicicletta no…”

Sfiduciato torna indietro.

Mentre attraversa la campagna piemontese vede un cartello: c’è una cascina in cui cercano un aiuto per spalare letame.

Si ferma.

In quello stesso paese Giovanni C. va in giro con un carretto a far consegne per il suo padrone.

La sera, stanchi, concludono la giornata presso un’osteria, la Trattoria Chiappei.

Una partita a carte, un bicchiere di vino.

 

Anche Giovanni C. viene mandato in guerra, ma ben più lontano, in terra etiope.

Torna anche lui sano e salvo, anche se ha visto la morte da vicino.

Nulla è più come prima.

E’ giunto il momento di realizzare il sogno, visto che la realtà è così crudele.

 

Entra in scena il coprotagonista.

Come potete immaginare, in questa storia ce ne sono due.

Due donne.

D’altri tempi anche loro.

La famiglia ed il lavoro prima di tutto.

Filomena sposa Giovanni S. e Vitalina sposa Giovanni C..

 

Il papà di Filomena gestisce la Trattoria Chiappei e produce salumi, che poi vende nel negozio di alimentari adiacente.

Commercia i suoi salumi anche in Valle d’Aosta.

Spinge Giovanni S. a utilizzare la licenza che ha ottenuto come commerciante ambulante di tessuti proprio lassù tra i monti.

Fagotto in spalla e via.

 

Giovanni C. apre la sua falegnameria.

E’ bravo e riesce ad ottenere un’importante commessa: produrre banchi da scuola per il Ministero.

Due vagoni di banchi a settimana.

Arriva una nuova guerra.

Giovanni S. viene richiamato alle armi.

Giovanni C. vede la sua falegnameria cadere nelle mani dei tedeschi.

Di giorno si lavora il legno, di notte si preparano confezioni di munizioni.

 

Quando la guerra finisce l’Italia vive finalmente un periodo di prosperità.

Anche i due Giovanni possono far fiorire le loro attività.

Nei cortili delle loro case diventa consuetudine ritrovarsi, bere buon vino e cantare.

 

Preferiamo fermarci qui in questa atmosfera di festa.

Preferiamo lasciarvi immaginare che in questa storia si siano pian piano aggiunti dei figli, dei nipoti e dei pronipoti.

 

Fino ad arrivare ad oggi, 12 marzo 2019, giorno in cui Andrea (della ditta Casale), insieme a suo fratello Alberto e ad Andrea (della ditta Sibella) smontano lo stand di Expocasa, nel quale hanno trascorso gli ultimi dieci giorni per far conoscere le loro aziende e i loro prodotti, mentre Chiara (Sibella anche lei) cerca di far riaffiorare i ricordi delle due famiglie.

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